Storia di Lampedusa
Lampedusa, trovandosi al centro del Mediterraneo, divenne rifugio e punto di rifornimento delle navi dei Fenici, dei Saraceni, dei Romani e dei Greci.
Il suo nome ha origine incerta: stando alla sua dubbia etimologia, si pensa derivi dai lampi che forse in passato illuminavano frequentemente le notti dell’isola spaventando i naviganti.
Notizie certe si hanno a partire dal 1430, quando Alfonso V d’Aragona, Re di Napoli, concede i diritti sull’Isola a Giovanni De Caro dei Borboni di Montechiaro. Nel 1551, una flotta ai comandi dell’ammiraglio Andrea Doria, su ordine di Carlo V, distrugge la roccaforte di Mekdia, in Tunisia, covo del pirata turco Draget. Durante il viaggio di ritorno, la flotta ripara a Lampedusa, probabilmente a Cala Pisana. Gli uomini dell’equipaggio si stabiliscono sull’Isola, ma la vendetta del turco Draget si compie due anni dopo quando vengono deportati in schiavitù più di mille abitanti dell’isola.Nel 1630 si ha notizia che Carlo II di Spagna concede alla famiglia Tomasi la proprietà dell’isola ed il titolo di Principi di Lampedusa. Si sa, poi, che una terribile pestilenza colpisce l’isola intorno all’anno 1780 e lo conferma una lapide in marmo rinvenuta in una grotta. Nel 1800 i principi di Lampedusa concedono in enfiteusi una parte dell’isola ad un gruppo di contadini della famiglia maltese Gatt, che a sua volta ne cede buona parte, pochi anni dopo, ad Alessandro Fernandez. I buoni rapporti non durano a lungo, tanto che i principi Tomasi chiedono a Ferdinando II, re delle due Sicilie, l’autorizzazione a vendere l’isola agli inglesi. L’autorizzazione viene negata e nel 1839 l’isola viene riacquistata dal Re, intenzionato a trasformarla in colonia agricola. Nel 1843, il cavaliere Bernardo Maria Sanvisente, con titolo di governatore, sbarca sull’isola, con l’incarico di portare a coltivazione tutto il terreno disponibile. Inizia un periodo di grandi opere, fra cui i tuttora esistenti sette palazzi (dimore per i nuovi abitanti), frantoi, magazzini per i raccolti, piccoli stabilimenti per la salatura del pesce, il cimitero. Il Governatore Sanvisente rassegna le proprie dimissioni e mentre i redditi agricoli vanno praticamente scomparendo, l’attenzione degli abitanti si concentra prevalentemente sulla pesca. Nel 1860, con la caduta del Regno delle Due Sicilie, le Pelagie vengono unite al regno d’Italia. Nel 1872 il governo italiano, deciso a fare dell’Isola una colonia penale, nomina un Commissario che revoca tutte le concessioni di terre ai coloni, provocando un ulteriore regressione delle coltivazioni. Durante la seconda guerra mondiale, per la sua importante posizione strategica sulla rotta fra Sicilia, Malta, Libia e Tunisia, l’isola viene fortificata ed ancora oggi si possono notare fortini, camminamenti, caserme. Alla fine della guerra, venne costruita la centrale elettrica, il collegamento telefonico, un dissalatore ed infine, nel 1968, l’aeroporto.
Dopo che nel 1968 le radio di tutto il mondo annunciano erroneamente il lancio di due missili da parte di Gheddafi contro Lampedusa, l’Italia pose molta più attenzione a queste tre isolette, più vicine all’Africa che alla Sicilia, e di conseguenza affluirono sull’isola centinaia di turisti trasformandone l’economia.